30 marzo 2018 - EDITORIALE

Data di pubblicazione:
13 Luglio 2020
  • Caro sindaco, adesso che hai rivelato a tutti il nostro segreto, voglio farti provare il frutto della tua terra e del tuo paese….apri.
Mi porse un sacchetto bianco di carta,contenuto in un rivestimento in pellicola di alluminio, lo aprii con curiosità e all’interno c’erano dei  tartufi neri.
  • Li ho trovati al parco (omissis), sono congelati così puoi mangiarli quando vuoi.
  • Ma tu sei un tartufaio? Gli chiesi
  • Si, da trent’anni, mi hanno anche avvelenato il cane una volta, un cane da tartufo da dodici mila euro. Ho saputo il motivo per cui hai reso pubblica la storia dei tartufi, ma adesso ti ritroverai con centinaia di persone in giro a scavare nei parchi, devi regolamentare la raccolta, fare un’ordinanza.
Sapevo già che divulgando la notizia mi sarei tirato in casa cercatori da ogni dove, ma mai avrei immaginato che quell’uomo, un vecchio conoscente, fosse un tartufaio.
  • Non ci sono solo qui i tartufi, ne ho trovati di belli anche a Garlate, mentre ad Olginate mai nemmeno uno. Per cercare e raccogliere tartufi però ci vuole un tesserino, devi sincerarti che chi viene qui lo abbia, altrimenti gli abusivi ti bucano i parchi e i prati peggio delle talpe.
E’ la notizia della settimana, a cui i media hanno dedicato molto spazio perché davvero curiosa. La voglio raccontare per tranquillizzare tutti quei cittadini, specialmente quelli che abitano vicino al lago, che nel corso del tempo hanno notato insolite presenze di notte nei parchi di Pescate.
Del resto se da anni esiste un’associazione di tartufai proprio nel lecchese significa che i tartufi non crescono solo nel Monferrato o a Norcia.
I tartufai sono molto più gelosi, individualisti i e riservati dei cercatori di funghi e hanno sempre tenuto nascosti i loro ritrovamenti.
Ma pure io fino al 2011 non sapevo neanche dell’esistenza dei tartufi a Pescate. Erano un paio di mesi o forse tre che facevo il sindaco, mi chiese un appuntamento in municipio un signore di Bergamo.
Si presentò con una divisa verde e con in mano un tesserino di riconoscimento dicendomi che era un cercatore di tartufi.
La prima domanda che mi fece fu se ero a conoscenza che la terra di un parco a lago di Pescate fosse terra da riporto e io gli dissi di si, che lo era in quanto tutti i nostri parchi a lago sono stati creati con terra di riempimento, chi più e chi meno.
Mi chiese se era terra piemontese e del Monferrato in particolare, e io risposi che questo non lo sapevo.
Incuriosito da quelle domande, allora lui mi spiegò che aveva trovato dei tartufi il mese prima, ma non tartufi lariani, quelli neri, ma addirittura il bianco come quello di  Alba.
Gli chiesi perché era venuto da me, e che se c’erano i tartufi bianchi era buon per lui che sapeva i posti.
  • Io signor Sindaco sono venuto da lei per chiederle di non toccare le piante di quel parco, perché se dovesse anche solo potarle, le piante potrebbero subire  uno shock anche leggero, bloccando  la proliferazione dei tartufi.
Gli dissi che non avevo mai notato cacciatori di tartufi in paese e nemmeno buche nei parchi, e lui mi spiegò che i tartufai agiscono di notte, verso le ore 3-4 del mattino, con pila, paletta, zaino e cane al seguito e che le buche non si vedono perché i tartufai esperti sono molto abili a nascondere tutte le tracce e non si fanno vedere.
Addirittura – mi spiegava- tagliano la zolla di erba superficiale con un falcetto, insieme ad un pane di terra di circa 5 centimetri, la posizionano di lato e poi una volta fatto il buco, che può essere da 10 a 50 centimetri di profondità, lo riempiono della terra asportata e rimettono la zolla di erba nella stessa, identica posizione.
Mi disse anche di non divulgare la notizia perché altrimenti mi sarei trovato il paese pieno di cacciatori di tartufi inesperti e abusivi a far buche in ogni dove, e davanti alla mia incredulità per la notizia promise che sarebbe venuto a trovarmi con un bel tartufo bianco.
Mi disse anche che la fortuna dei parchi di Pescate era anche quella di avere tanti alberi e di tipologie diverse in cui i tartufi sotto le loro radici vanno a nozze: i tigli, i pioppi, i platani, i faggi.
Confesso che non lo presi troppo sul serio, io che sono nato a Pescate una cosa simile non l’avevo mai lontanamente sentita.
Ma non feci mai tagliare neanche un rametto di quegli alberi che mi aveva indicato. E poi il tartufo bianco non me lo portò mai, per cui dimenticai l’episodio per circa cinque anni, anche se sicuramente quel signore bergamasco era un esperto nel campo, perché poi mi informai e le tecniche che mi spiegò si rivelarono vere.
Lo scorso anno a febbraio ricevetti una telefonata di un pescatese che aveva visto nottetempo, alle 4 del mattino, una persona inginocchiata nel parco a scavare con una paletta, mentre il  cane continuava  saltare qua e la. Feci subito il collegamento con quel che mi aveva detto anni prima il tartufaio bergamasco, ma non avevo riscontri precisi. Passarono altri mesi e verso dicembre un'altra segnalazione, di un altro pescatese alzatosi per andare in bagno alle 3 del mattino, questa volta molto particolareggiata, e preoccupata che ci fosse qualcuno in giro a nascondere droga o refurtiva nei parchi di notte, scavando con una pila sulla fronte.
Fino all’ultima segnalazione telefonica di tre settimane fa, sempre agli stessi orari di altra persona inginocchiata a scavare, con la torcia sulla fronte,  col cagnolino impazzito o quasi, che continuava a girare su se stesso.
E allora era chiaro che chissà quanti altri pescatesi potessero aver visto scene analoghe, e logicamente mica tutte lo fanno sapere al sindaco, da qui la necessità di tranquillizzare i nottambuli facendo uscire la notizia :Non stanno nascondendo o disotterando droga o refurtiva, ma semplicemente cercano i tartufi.
A Pescate? Si, anche a  Pescate, non finiamo mai di stupire.
Buona Pasqua.

Ultimo aggiornamento

Lunedi 18 Settembre 2023